
La Telemedicina via Internet in supporto ai pazienti post ictus
Uno studio americano rivela come un coordinatore affiancato da un sito web specializzato possa rendere più agevole la cura post ospedaliera.
In genere, molte persone colpite da ictus, una volta dimesse dall’ospedale, si sentono disorientate, spaventate o impreparate al solo pensiero di dover affrontare la malattia senza un aiuto attento e professionale.
Cosa fare, quindi, in questi casi?
Una delle migliori università americane, la Michigan State University (MSU), attraverso un pool esperto di ricercatori, ha realizzato uno studio (finanziato dal Patient-Centered Outcomes Research Institute) testando tre diverse strategie di supporto che hanno coinvolto 265 pazienti colpiti da ictus e 169 assistenti, per verificare quale di queste funzionino meglio per la transizione ospedale-casa.
La prima fase di lavoro si è basata su una serie di focus group condotti prima dello studio clinico, in cui i ricercatori hanno voluto sapere dai pazienti colpiti da ictus e dagli operatori sanitari cosa li preoccupasse maggiormente. Le risposte degli utenti sono state variegate: il 72 per cento ha dichiarato di sentirsi non pronto a tornare a casa, il 91 per cento ha rivelato di avere paura, una volta a casa, di essere colpito da un altro ictus, mentre l’82 per cento ha sottolineato quanto fosse complicato capire come e quando prendere i farmaci.
Michele Fritz, epidemiologo e co-autore dello studio, che ha lavorato con l’autore capo Mathew Reeves nel Dipartimento di Epidemiologia e Biostatistica della MSU, ha affermato che il distacco dall’ospedale di questi pazienti, ha causato inevitabilmente forti stati di ansia e preoccupazione. “Era importante per noi – ha detto Fritz – capire veramente cosa importasse a loro e poi capire che tipo di struttura di supporto avrebbe potuto alleviare la loro preoccupazione”.
Durante lo studio, un gruppo di pazienti-partecipanti scelti a caso, ha ricevuto cure post-ospedaliere standard, e cioè materiale educativo, visite mediche ambulatoriali periodiche e, se necessario, servizi di riabilitazione post ictus.
Un altro gruppo è stato invece assegnato a un case manager (gestore di lavoro sociale) che ha offerto supporto emotivo e pratico per un massimo di 90 giorni dopo le dimissioni dall’ospedale.
Infine, un ultimo gruppo di partecipanti, oltre ad aver avuto accesso allo stesso case manager, ha anche avuto l’opportunità di seguire uno speciale sito web per pazienti colpiti da ictus. Il sito, sviluppato dal team di ricerca MISTT, ha fornito accesso illimitato alle risorse riguardanti l’ictus, tra cui informazioni sulla prevenzione e il recupero dalla malattia, consigli utili per gestire i farmaci e notizie sui servizi.
Nel complesso, 160 pazienti hanno lavorato con un case manager.
Di questi, circa il 70 per cento ha chiesto informazioni aggiuntive sull’ictus mentre più della metà ha chiesto di essere aiutata a capire come prevenire un nuovo ictus. Poco più di un terzo dei pazienti ha ammesso di avere problemi finanziari.
I pazienti seguiti da un case manager e attraverso il sito web del team di ricerca MISTT, hanno segnalato dei netti miglioramenti della loro salute fisica e dell’efficacia delle cure rispetto a quelli che sono stati supportati con l’assistenza tradizionale.
“Aggiungendo il sito web nel mix – ha detto Michele Fritz -, si ottengono risultati migliori”.
Va comunque detto che alcuni pazienti, indipendentemente dal programma di supporto a cui sono stati associati, hanno dovuto fare i conti con la depressione, tanto da indurre lo stesso Fritz a dichiarare che per questa area specifica probabilmente servirà “più tempo per migliorare la salute mentale dei partecipanti. È tutto complesso da misurare, ma qualcosa si potrà comprendere attraverso gli studi futuri”.
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