
L’obesità può causare la depressione. Tieni monitorato il tuo peso con Tholomeus®
Un importante studio danese evidenzia come dieci chilogrammi di grasso corporeo in più possano aumentare il rischio di depressione del diciassette percento.
La depressione può essere causata dall’eccesso di grasso corporeo?
La risposta è sì. A rivelarlo è uno studio condotto dai ricercatori dell’Università di Aarhus e dell’Ospedale universitario di Aarhus, in Danimarca.
Infatti, secondo il Dott. Søren Dinesen Østergaard (professore presso il Dipartimento di Medicina Clinica dell’Università di Aarhus e affiliato al Dipartimento di Disturbi Affettivi dell’Ospedale dell’Università di Aarhus), dieci chilogrammi di grasso corporeo in eccesso aumentano il rischio di depressione del 17 percento.
Lo studio, pubblicato sulla rivista Translational Psychiatry, ha analizzato i dati provenienti da due grandi set di dati genetici:
- la Biobanca britannica, che contiene dati sulla correlazione tra varianti genetiche e misurazioni fisiche (inclusa la massa grassa del corpo distribuita intorno alle parti del corpo)
- il Consorzio di genomica psichiatrica, che contiene informazioni sulla correlazione tra varianti genetiche e depressione.
“Il nostro studio – ha affermato il Dott. Søren Dinesen Østergaard – ha anche indicato che la posizione del grasso corporeo sul corpo non fa alcuna differenza per il rischio di depressione. Ciò suggerisce che sono le conseguenze psicologiche del sovrappeso o dell’obesità che portano all’aumento del rischio di depressione e non l’effetto biologico diretto del grasso”.
Sempre Østergaard evidenzia come lo scopo principale del successo dello studio del suo gruppo di ricerca sia stato l’utilizzo del metodo della randomizzazione mendeliana. Si tratta di risultati altamente rappresentativi in quanto quasi il 40 per cento della popolazione adulta del mondo è in sovrappeso.
Ma cos’è la randomizzazione mendeliana?
La randomizzazione mendeliana prende il nome del monaco ceco di lingua tedesca Gregor Mendel, padre della genetica moderna, ed è un metodo che negli ultimi anni ha aiutato i ricercatori a superare una grande sfida associata agli studi osservazionali, e cioè quella di valutare correttamente la relazione causa-effetto.
Negli studi osservazionali i ricercatori spesso trovano correlazioni tra due condizioni, ad esempio tra l’obesità e la depressione, dove è difficile, o piuttosto impossibile, determinare se esista effettivamente un effetto causale che va dall’obesità alla depressione o viceversa. La randomizzazione mendeliana può risolvere questa sfida.
“Oltre alle note conseguenze fisiche dell’obesità come il diabete e le malattie cardiovascolari – specifica ancora il dott. Østergaard -, esiste anche una componente psicologica significativa e ora ben documentata, che deve anche essere affrontata. Questo è un altro argomento per risolvere l’epidemia di obesità. Poiché sembrano essere le conseguenze psicologiche dell’obesità, come un’immagine corporea negativa e una bassa autostima, le principali forze trainanti dell’aumento del rischio di depressione, gli sforzi della società per combattere l’obesità non devono essere stigmatizzati, perché questo – conclude Østergaard – probabilmente aumenterà il rischio di depressione ancora di più”.
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