
Spostare i dati e non le persone, ecco come la tecnologia può salvarci la vita
Importante evento a Milano organizzato da Repubblica in collaborazione con Philips e H-Farm sulle nuove frontiere della salute
La tecnologia può salvarci la vita!
E’ questo il messaggio principale emerso nel corso di un importante incontro con i Talks on tomorrow, organizzato da Repubblica in collaborazione con il colosso olandese Philips e H-FARM nella sede della Fondazione Feltrinelli di Milano. Nel corso dell’evento è stato ribadito in maniera convincente come l’innovazione debba necessariamente andare di pari passo con la cura della persona garantendo una connessione facilitata e costante ai servizi richiesti. Da questo punto di vista la telemedicina (che permette di fornire servizi sanitari a distanza) o altri fattori come la sostenibilità e la gestione di grandi banche dati, possono dare risposte esaustive a emergenze sempre più invadenti come l’invecchiamento della popolazione e la non semplice accessibilità alle cure.
Un cambiamento radicale che, come sottolineato da JeroenTas, chiefinnovation e strategyofficer di Royal Philips, punta a ridurre gli sprechi in un settore ricco di opportunità. “Occorre cambiare radicalmente approccio – ha affermato JeroenTas – facendo una seria valutazione dei rischi. Gli Stati Uniti spendono circa 7,6 trilioni di dollari per la sanità e di questa cifra enorme gli sprechi rappresentano circa il 30-40 per cento. Molte delle cure che vengono eseguite in ospedale potrebbero essere servite altrove, la maggioranza delle persone che si recano in una struttura ospedaliera non ha effettivamente bisogno di andarci”.
Philips utilizza da tempo sistemi come l’Image grade therapy che dà la possibilità al medico di osservare a distanza il paziente e valutare la soluzione più adatta al suo problema.
“Chi ha un tumore – ha detto ancora Tas – può sottoporsi a test di vario tipo, che messi insieme possono quantificare il tumore stesso e valutarne l’aggressività così da selezionare la terapia più adeguata. Ma per arrivare a questo punto il confronto telematico tra informazioni incrociate è fondamentale. Un altro settore in cui la telemedicina può avere un ruolo chiave e quello dell’immunoterapia”.
“Cuore e vasi, ad esempio, sono strutture complesse – ha dichiarato Mauro Pepi, responsabile imaging cardiovascolare di IRCCS Centro Cardiologico Monzino di Milano – e il cuore anche il problema della dinamicità. Ma fortunatamente, grazie alle ultime innovazioni in questo campo, oggi abbiamo la possibilità di calcolare il volume di questo muscolo vitale e di fare una valutazione in tempi brevi delle intere camere cardiache. E’ anche possibile cercare danni strutturali del cuore scavando nella sua memoria artificiale. Questi strumenti permettono di valutare la soglia di rischio del malato in maniera molto più attendibile”.
Serve dunque creare un sistema condiviso che sia capace di organizzarsi intorno alle reali esigenze di ogni singolo paziente. In un sistema burocratico lento e pieno di insidie come quello italiano, la tecnologia può andare incontro a chi ha difficoltà nel momento in cui deve effettuare una prenotazione o accedere al pronto soccorso.
Insomma, più che spostare le persone, il futuro prossimo dovrà puntare sullo spostamento dei dati delle persone, ovviamente facendo attenzione ai problemi di privacy.
“Il cellulare – ha concluso Alberto Scarpa, Ceo di D-EYE, Oftalmoscopio Digitale per Smartphone, in grado di offrire un occhio digitale all’interno del corpo umano – è un oggetto a cui manca davvero poco per essere trasformato in un dispositivo medico. Ecco perché con la mia start-up abbiamo elaborato un apparecchio che permette, se applicato al telefonino, di elaborare un’immagine della retina e di acquisire queste foto e trasferirle a un operatore specializzato che può fare una diagnosi. La fase di screening può così essere eseguita precocemente e a distanza. Questo sistema è utile anche per monitorare il post-terapia, grazie a dispositivi intelligenti di ultima generazione”.
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